Vaniloquio Noviziato 78
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Caricato il 21 aprile 2014
Da maestro dei novizi e da capoclan ho sempre pensato di dover proporre tecniche di cui ero personalmente appassionato.
Quindi fotografia, programmazione, antropologia culturale.
Qui però ho forzato la mano e ho mescolato alla fotografia un po' di fotoromanzo e di umorismo demenziale.
Il noviziato stava durando due anni per mancanza di un clan a seguire.
Le riunioni del noviziato le tenevamo nel garage del papà del Luisun, e una delle attività costanti era cucinarci una pastasciuttona stile scout.
Con Luigi Guggiari, Lorenzo Ciceri e Andrea Costa siamo andati a zonzo per Como per mezza giornata.
Non avendo il tempo di sviluppare e stampare il centinaio di foto scattate, le ho fatte lavorare da un amico negoziante di fotografia.
Per questo i negativi sono incrostati di polvere (neve sulle stampe) e le stampe su carta di una sola gradazione a basso contrasto (mannaggia!).
Il lavoro interessante era scegliere le foto, sequenziarle e costruirci qualche frase intorno.
Il risultato è rimasto nella memoria e provoca ancora il divertimento di allora.
Il lavoro fu esposto il 30 marzo 1980, domenica delle palme, ad una uscita di gruppo del Como primo presso il seminario minore a Muggiò.
In una città senza contenuti
e senza idee
a cui siamo allergici
noi
ci aggiriamo.
Una città repressa,
fatiscente,
dove la vita si legge sul giornale,
dove gli umili sono emarginati,
(ritratto giovanile del barbone, risalente al tempo in cui faceva lo scout)
dove non c'è spazio per i deboli,
siamo tentati, ma solo tentati, di buttarci nel lago.
Inseguiamo la nostra falsa allegria
in un ambiente provvisorio,
antiquato
e malsano.
Il tempo non esiste,
o ha troppi significati;
bisogna pur fermarsi
a meditare:
la desolazione
è evidente.
Cerchiamo di figurarci
fin da giovani
che la realtà
può essere atroce.
E' necessario partire
per un'impresa da leoni
che finirà in un buco?
Scrutiamoci
senza timore di restare a piedi.
Sconsolati
preferiamo andarcene
verso nuove mete.
Alziamo lo sguardo
a cieli diversi,
forse sacri,
comunque pieni di tensione
e di rischio.
Scopriremo noi stessi
...
Piuttosto che percorrere strade umide
preferiamo tornare
ad aspettare la fine,
la FINE degli altri.